Sull’immagine della donna: la ribellione e il sogno

Un giovane su quattro è disoccupato. Ce lo dice l’Istat oggi.

Allora le ragazze – quelle che se lo possono permettere – possono cercare di mettere a frutto le doti fisiche che ha dato loro madre natura per trovare un lavoro. No, non può funzionare così, anche se pare che questo sia l’andazzo generale, supportato da una mentalità corrente che propone come modelli di autorealizzazione per le donne la passerella delle sfilate di moda, piuttosto che il reality televisivo, il balletto nei programmi a quiz o la festa privata nelle dimore di vip.

Come giornalista ed esperta impegnata da anni nella tutela e promozione dei diritti dei minori, come donna, come madre di cinque figli di cui tre femmine, mi ribello a questa immagine della donna che si sta affermando nella nostra società.

Una donna oggetto, una donna umiliata da violenze psicologiche e fisiche, tanto più gravi quanto più sofisticate o perpetrate nei confronti di una persona socialmente e psicologicamente più debole, o addirittura una donna vittima della brutalità animalesca altrui.

Tutto ciò diventa ancora più inaccettabile ed odioso quando la donna è una minorenne, bambina o adolescente, che scopre il mondo che la circonda attraverso la lente del facile guadagno o di una promessa di carriera attraverso la profanazione del proprio corpo.

“ Le belle donne” non sono un oggetto da amare, ma persone da rispettare, tutte, senza eccezione.

Siamo tutti chiamati in causa. Dalla classe politica, ahimè, sempre più distratta e lontana dai problemi reali delle donne di questo Paese, ma impegnata ad approvare celermente una legge per la protezione di cani e gatti, alla famiglia che naviga a vista, quando non aderisce essa stessa a questa mentalità corrente, alla scuola che deve riappropriarsi della nobiltà del suo ruolo educativo, ai media che, pur nella loro doverosa funzione di informazione, troppo spesso cavalcano vicende di cronaca più per la ricerca di uno scoop che per l’individuazione delle cause reali che stanno a monte.

Io ho un sogno: che tutte le donne abbiano uno scatto di orgoglio, rifiutino il modello umiliante che troppo spesso la società impone loro e possano guardarsi allo specchio e vedersi – come recita uno spot – “ belle fuori e belle dentro “.

Isabella Poli
giornalista e direttore scientifico del Centro Studi Minori e Media

Published in: on 30 ottobre 2010 at 08:41  Comments (1)  

C’è “More” e “Mora” …

“La politica torni a More“. Taglio basso di “Avvenire“, quest’oggi, pagina 6. L’articolo riferisce su una iniziativa bipartisan per nominare More patrono dei governanti e dei politici.

Con ciò di incredibile – ma ormai il Paese è abituato – che accade in questi giorni nella scena istituzionale italiana, forse sarà il caso di evidenziare che trattasi di Thomas More, santo della Chiesa cattolica, e non di Lele Mora, cosiddetto “manager del vip”, indagato insieme a Emilio Fede per favoreggiamento della prostituzione.

Magari Thomas non lo faranno patrono dei politici, ma forse Lele – chissà – porterà un saluto introduttivo alla prossima conferenza nazionale della famiglia. Che ne dite?

Published in: on 29 ottobre 2010 at 19:52  Comments (3)  

Quei “santini” che offendono

“I comportamenti mafiosi sono antievangelici ed è assolutamente inutile, oltre che offensivo, sfoderare Bibbia e santini, invocazioni varie, se poi si sceglie il male nella quotidianità della vita”. Così monsignor Paolo Romeo, arcivescovo di Palermo e presidente della Conferenza Episcopale Siciliana, commenta “quanto visto e sentito nel corso dell’ultima operazione delle forze dell’ordine che ha permesso, ad Agrigento, l’arresto di Gerlandino Messina”.
“I frequenti collegamenti verbali e non solo verbali che uniscono mafiosi e religione sono ben più che fuoriposto – prosegue Romeo – Ce lo insegna Cristo e ce lo dice il Vangelo e ce lo hanno ribadito prima Giovanni Paolo II nel suo anatema dalla Valle dei Templi, proprio ad Agrigento, e qualche giorno fa Benedetto XVI da Palermo, quando ha evidenziato come ‘la mafia e’ una strada di morte e che è ‘incompatibile con il Vangelo’, ed è per questo che non è possibile alcuna conciliazione tra questo grave fenomeno che offende Dio e gli uomini, con il cristianesimo”.

Parole importanti queste dell’arcivescovo di Palermo: importanti e non solo per la Sicilia. Basta pensare a quanti passi hanno compiuto, le mafie, per radicarsi ben al di là dei tradizionali confini geografici …

Published in: on 26 ottobre 2010 at 06:09  Comments (3)  

Lo sbattezzo dell’aperitivo e la nostalgia di Dio

“Lunedi 25 Ottobre, in occasione della terza giornata nazionale dello “sbattezzo”, Il Partito Comunista dei Lavoratori di Empoli insieme al Circolo UAAR (unione atei agnostici razionalisti) di Firenze organizzano, presso il Circolo ARCI Santa Maria ( via livornese 48 Empoli) una serata sui temi della laicità e del libero pensiero.
Si inizia alle 19.30 con un Apericena, e a seguire, durante il dibattito, saranno trattati alcuni degli aspetti legati alla questione laica come ad esempio, il diritto degli studenti all’ora alternativa alla religione e lo “sbattezzo” ovvero la cancellazione volontaria dei singoli cittadini dai registri della chiesa cattolica.
Molti cittadini italiani, infatti, pur non praticando più la religione cattolica sono comunque conteggiati nel numero ufficiale dei cattolici a causa del fatto che sono stati battezzati.
Questo fatto, che per molti può sembrare marginale, assume invece un significato importante, sia in via di principio per chi si ritiene ateo o comunque libero pensatore, sia in termini economici e politici inquanto la Chiesa Cattolica usa da sempre il numero dei propri aderenti come arma di ricatto verso lo Stato ( si vedano i finanziamenti ingenti alle casse vaticane e le agevolazioni fiscali per le attività commerciali religiose).
L’invito è quindi quello di ” sbattezzarsi” cioè di inviare tramite posta una richiesta esplicita al parroco della Chiesa dove si è stati battezzati, affinchè questo provveda alla cancellazione del nostro nome dai registri.
Tutta la modulistica e le informazioni necessarie per “sbattezzarsi” saranno fornite durante la serata, a margine della quale verrà anche presentata la rivista di cultura “L’ATEO”.
Interverranno al dibattito: Baldo Conti, Marco Mangani e Ivano Pavani del circolo UAAR di Firenze.
Coordina gli interventi: Giacomo Cei del Partito Comunista dei Lavoratori di Empoli.

Un amico, che lavora a Empoli, mi ha girato questa prosa.
Iniziativa, quella del cosiddetto “sbattezzo“, che certo non mi scandalizza ma che – mi sia consentito – un po’ mi mette tristezza pensando a come nobili concetti (ateismo, razionalismo, agnosticismo) possano finire così in barzelletta, confusi con il rito (consumistico) dell’happy hour.
Triste anche perchè un gruppetto che si richiama a concetti importanti (comunismo, lavoratori, partito) finisce preda di una vecchia cultura che mi puzza tanto di consorterie e di logge.
Ma triste anche perchè, evidentemente, i goliardi dello “sbattezzo” – anticaglia ottocentesca – non conoscono bene il messaggio di Gesù e, magari, sotto sotto, vorrebbero tanto che qualcuno lo narrasse e, soprattutto, lo dimostrasse con i fatti.
Noi, che ci diciamo credenti, non siamo forse interpellati dalla barzelletta dello sbattezzo?

Published in: on 20 ottobre 2010 at 20:25  Comments (3)  

Il male in diretta

Mentre i grandi tg continuano ad aprire con le vicende dell’assassinio di una povera quindicenne dal volto pulito – e ciascuno di noi si sente un po’ inorridito e un po’ guardone rispetto a un fattaccio di cronaca nera così pesantemente coperto dai media – ecco un’occasione per ascoltare qualche pensiero auspicabilmente “altro”.

Collegandosi con http://www.copercom.it stasera, mercoledì 20 ottobre alle ore 21 precise, sarà possibile entrare in una videoconferenza con Andrea Melodia, giornalista e presidente nazionale di UCSI (Unione cattolica Stampa Italiana).

Nell’ambito dei “laboratori on line”, il coordinamento fra le associazioni cattoliche che si occupano di comunicazione offre una serata (45 minuti) intitolata “Il male in diretta. Quale informazione senza etica?“.

Possibile interagire con domande (copercom@glauco.it).

Published in: on 20 ottobre 2010 at 14:26  Comments (1)  

La “Settimana” nascosta

Centinaia e centinaia di delegati della Chiesa italiana riuniti in una terra sofferente come la Calabria. Per quattro giorni si sono confrontati su una “agenda di speranza” verso un Paese che, di speranza, ne ha bisogno assoluto. Hanno toccato temi delicati, scottanti. E’ stato un “convenire” importante: per la Chiesa e per l’intera comunità nazionale, alla vigilia di un anno simbolico come quello del 150°.

Peccato che nessuno, in sostanza, se ne sia accorto. I grandi media avevano ben altro da veicolare (a proposito: sarà vero che tv pubblica e tv commerciali elargiscono compensi a parenti e amici coinvolti in fattacci di cronaca nera?).

E la “Settimana sociale 2010” è passata praticamente sotto silenzio, nella grande stampa che fa opinione o nei grandi contenitori televisivi, nonostante che di cose da raccontare ce ne fossero, riflessioni da stimolare non mancassero, idee da far girare esistessero.

Ci possiamo “divertire” – si fa per dire – a recuperare ben altre storie su cui invece il circo mediatico si è esercitato e si sta esercitando.

Di certo nessuno si può stupire se all’edizione 2010 del “Grande Fratello” puntano sul figlio di un camorrista o su un seminarista pentito: che audience può alzare, che appeal può avere in questa Italia di plastica, a confronto, una pacifica assemblea di cattolici impegnati a studiare problemi veri ? Che barba, che noia …

Published in: on 18 ottobre 2010 at 17:06  Comments (2)  

Ripulire il volto

Bello, questo concetto di “ripulire il volto del Paese impantanato nell’insicurezza e in bilico nelle sabbie mobili degli egoismi individuali e di gruppo”.

L’ho trovato su “Avvenire“, nello spazio dedicato alla Settimana Sociale in svolgimento a Reggio Calabria.

E’ riferito alla necessità dell’impegno, in ciascun cattolico, “dentro il proprio spicchio di società e nell’agone dell’agire politico per ripulire il volto del Paese e garantirgli quel domani a misura d’uomo che le grettezze corporative e i ritardi riformatori, le tecnologie e la biomedicina, la globalizzazione e una cultura insidiata dal nichilismo cinico e vanesio fanno di tutto per allontanare”.

Bello il concetto. Ma da dove partire? Dobbiamo attenderci sempre tutto dagli altri, dai politici, dai potenti?Qual’è un esempio di “volto” concreto che ciascuno di noi, nel proprio piccolo “spicchio” di società, potrebbe iniziare a pulire?

Published in: on 16 ottobre 2010 at 07:53  Comments (1)  

Pornografia

Trasmissione pomeridiana in diretta su Canale5 (ma potrebbe essere Rai1). Blaterano sulla bimba uccisa dallo zio che, poi, ha violentato il cadavere. Programma osceno, pornografia pura con la scusa del diritto di cronaca.

Circo mediatico nel paesino, applausi in studio. Cugini della morta goduriosi nell’apparire, politici felici di dire la loro. Nel pubblico, per un primo piano, pagherebbero una cifra. Nel paese dell’orrore, agitano la manina. “Scusate – cinguetta la conduttrice. Ipocrita faccia di circostanza – ma devo dare la pubblicità” (il solo motivo vero dell’orrido circo).

Ecco la crema che rassoda i glutei. Loro (i glutei) si confondono con lo psicologo che discetta su tutto e su nulla. Arriva la crema così buona che non fa ingrassare: una autentica porcheria appiccicosa come i dettagli sul liquido seminale forse lasciato nel povero corpo. Quando l’orco-zio la strangolava, alla bimba è caduto il cellulare: nulla di grave, tanto ecco John Travolta a vendercene uno nuovo.

Mi vergogno. Mi vergogno di guardare questa robaccia. Fellini, Pasolini (e pochi altri) avevano capito tutto sul baratro in cui sarebbe precipitata l’Italia televisiva. L’unica cosa da fare è spengere. Spengo subito. Con motivata tristezza. O, se preferite, con triste motivazione.

Da “Ginger e Fred” di Federico Fellini (1986)

Published in: on 14 ottobre 2010 at 13:54  Comments (4)  

Una “Bella” (nel senso di film) … dimenticata nel bosco dei flop annunciati

Un film come questo – scelto a Pistoia dal Movimento per la Vita come “apripista” di un primo ciclo di cineforum sui temi della vita, a 360 gradi – ha avuto una scarsissima, per non dire inesistente, circolazione nelle normali sale commerciali italiane.

Interrogarsi sui motivi di questo “oscuramento” – magari dopo aver visto il film e i valori positivi con esso veicolati – può risultare utile: anche alla vigilia del concreto avvio, nella Chiesa italiana, di un decennio dedicato proprio alla sfida educativa.

Cosa c’è, in questo film, da nascondere agli spettatori italiani? Perchè un’opera come questa – probabilmente non un capolavoro, ma di certo migliore di tante demenzialità con tanto mercato – viene destinata, a priori e senza possibilità di effettiva verifica dal pubblico, a un “flop” praticamente annunciato? Forse perchè politicamente … scorretta volendo raccontare di una vita non rifiutata ma accolta?

Published in: on 11 ottobre 2010 at 15:41  Comments (1)  

Chi l’ha visto, il pudore?

Una vicenda terribile (“bestiale” può essere il termine giusto?) come quella di una una giovane donna uccisa dallo zio che – pare – ha perfino abusato di un corpo già raggiunto dalla morte, si è moltiplicata di significati anche per via della copertura data dai media.

La madre, collegata in diretta tv, che riceve davanti a milioni di spettatori la notizia più terribile che una madre possa ricevere … Lo zio che, nei giorni precedenti, era andato su tutte le reti … Il fratello che, a poche ore dalla scoperta di un corpo martoriato, si fa intervistare in diretta tv … La cugina che fa lo stesso … Milioni di bravi italiani che, invece di spegnere l’apparecchio tv, insistono per vedere come va a finire … Le interruzioni pubblicitarie, implacabili perchè nella tv comandano loro … Giornalisti che per uno scoop (e per qualche punto di share in più) farebbero chissà quali patti con chiunque … Lacrime di coccodrillo in un contesto nel quale il maggiore tg del servizio pubblico si compiaceva, la prima sera dopo il terremoto, dei grandi risultati raggiunti la sera precedente con i servizi sui morti sepolti …

Io, quella sera, non guardavo “Chi l’ha visto” (trasmissione, peraltro, importante e utile davanti ai drammi di chi scompare).

Mi chiedo, tuttavia, come mi sarei comportanto davanti alla diretta dalla tragedia in diretta. Vorrei tanto rispondere che avrei spento, che sarei passato a un altro canale, che sarei uscito all’aria fresca per recitare un’Ave Maria. Vorrei … ma forse anch’io, come hanno fatto milioni di noi, sarei rimasto a ingozzare l’Auditel e a confondere una tragedia vera con le false promesse dell’ultima crema anticellulite.

Chi l’ha più visto, ormai, il pudore?

Published in: on 8 ottobre 2010 at 08:56  Comments (6)  
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