Una lezione dalla Santissima Annunziata (intesa come chiesa)

NUNZIATA002-20130330E’ molto antica, a Pistoia, la Chiesa della Santissima Annunziata: nelle forme attuali risale al Sei/Settecento, ma un edificio sacro (da sempre affidato ai Servi di Maria) in quello spazio c’è dalla fine del Dugento. Molto antica, la chiesa dedicata all’Annunziata, e con una storia affascinante.

Proprio questo pomeriggio di sabato santo, in una giornata decisamente invernale e di notevoli piogge, una parte del tetto del salone parrocchiale è crollata e anche la chiesa è stata chiusa, resa inagibile, per precauzione. Con il conseguente annullamento dei riti, incredibilmente belli, della Veglia.

La manutenzione, ordinaria e straordinaria, in edifici così antichi e densi di prestigio, non è fra le più semplici né fra le più affrontabili in termini di risorse economiche. Ce ne vorrebbero valanghe, di soldi, per curare al meglio, valorizzandoli, edifici dentro i quali sono transitati non solo secoli di fede ma anche di cultura e di sensibilità. Edifici che, va ricordato, potrebbero rappresentare una potente valvola anche per quanto concerne flussi di turismo culturale. Edifici che sono l’anima di una città e delle sue comunità. Edifici senza i quali, una città non sarebbe più tale.

Vale per Pistoia – città dalle incredibili bellezze culturali spesso nascoste – così come vale per l’intero Paese, specie in questi momenti di grande crisi; a valere è una domanda, piccola piccola: e se il rilancio dell’economia, invece di passare per le gigantesche opere pubbliche dentro le quali, oltretutto, troppo spesso di annidano germi di corruzione, cominciasse a passare per la manutenzione di opere piccole, ordinarie, semplici, a portata di mano e certo anche più controllabili?

C’è una lezione da trarre quando il tetto di un salone accanto a una chiesa vecchia quasi di 800 anni crolla nel pomeriggio di un sabato santo?

Published in: on 30 marzo 2013 at 21:14  Comments (1)  
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“Un cristiano non può mai essere triste !”

Papa-Francesco-rilancia-turismo-religioso-nel-Mondo_h_partbNon siate mai uomini e donne tristi: un cristiano non può mai esserlo!”. Parola di papa Francesco e parola quantomai attuale, anche in quel di Pistoia e dintorni, in comunità ecclesiali troppo spesso immusonite e incapaci di un sorriso. Parole pronunciate all’inizio di una settimana che parla di dolore e di morte, ma si conclude con ciò che noi sappiamo e di cui dovremmo essere testimoni inevitabilmente lieti.

Sull’ultimo numero de “La Civiltà Cattolica” uno scritto di padre Giovanni Cucci (“Umorismo e vita spirituale“) ricorda come (“contrariamente a una certa visione seria e castigata della vita religiosa”) l’umorismo rappresenti “un elemento prezioso per una vita sana ed equilibrata anche dal punto di vista spirituale perchè ha molto a che fare con il gratuito, la creatività, l’intelligenza, tutte componenti indispensabili anche per il rapporto con Dio”. L’umorismo, insomma “può diventare un ingrediente prezioso per il cammino spirituale, aiutando a operare cambiamenti, a migliorearsi, ad apprezzare maggiormente la propria vita perchè consente all’uomo di trovarsi a suo agio nella relazione con Dio”.

Tra il rifiuto della tristezza cui ci invita papa Francesco e il ricorso all’umorismo (“Dammi, Signore, il senso dell’umorismo. Concedimi la grazia di comprendere uno scherzo, per scoprire nella vita un po’ di gioia e farne parte anche agli altri” pregava Tommaso Moro) c’è un vasto spazio, affascinante da calpestare anche con i nostri progetti pastorali.

O no?

Published in: on 25 marzo 2013 at 10:00  Comments (2)  
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Lo spariglio di Papa Francesco

 cescoSi erano appena svolte le elezioni e il conclave era ancora lontano. Un pomeriggio di inizio marzo, nella redazione di “ToscanaOggi” (settimanale diocesano toscano) era in corso un incontro di collaboratori:  l’attenzione era tutta su due grandi fatti, certo assai diversi ma uniti da una linea di incertezza.

Pochi giorni prima mi era capitato di vedere un film (W la libertà, con uno straordinario Toni Servillo) che mi dette spunto per un intervento. “Occorre lo spariglio – mi venne fatto di dire – pensando alla singolare soluzione fornita, nel film, alla crisi di un politico italiano da un gemello a dir poco stravagante: un gemello che trova la strada migliore per far rientrare l’organizzazione (in questo caso il partito politico. Latamente l’intera politica) in sintonia con le persone in carne e ossa che stanno fuori. Uno spariglio capace di offrire gesti diversi, alternativi, fuori linea. E anche linguaggi decisamente “altri”.

Mi venne fatto di unire le due “crisi”. La crisi di una Chiesa scossa da un accadimento straordinario come la rinuncia di un grande Papa teologo. E la crisi di una politica ormai preda dei più volgari populismi: incapace di capire e governare i gravi problemi di un Paese che sta rischiando grosso.

Tratto comune di questa unione? La necessità, appunto, dello spariglio: di un qualcosa capace – per entrambi; e sono consapevole di accostare piani non accostabili – capace di far stare, i rispettivi livelli, “nel” mondo senza essere “del” mondo”. Chi ha visto il film, ad esempio, sa come il gemello del politico – anche ballando un imprevedibile tango con una riconoscibilissima leader di una grande potenza europea – riesca a rompere gli schemi e a far ritornare credibile la “ditta” del fratello.

Con i suoi primi gesti (da un nome che, subito, ha fatto esaltare tanti di noi alla sottolineatura, direi giovannea, a non farci vincere dal pessimismo. Dal rifiuto di leggere discorsi scritti da altri, alla insistenza nel portare la croce di ferro. Dal salire in pullman con i “fratelli” cardinali, al volersi pagare il conto dell’albergo. Da quel già mitico “buonasera”, alla centralità subito evidenziata per la preghiera. Dalla passione per il tango, a quanto già si può intuire a proposito di “collegialità” e di riforme …) con questi gesti e, presumo, con quelli che arriveranno, Papa Francesco sta iniziando a “sparigliare”. Evviva !!!

Aspettando analogo “spariglio” nella risposta che le istituzioni dovranno dare al grande malessere italiano, presumo siamo in molti a provare la stessa sensazione che ho appena sentito raccontare, per radio, a un teologo in genere non proprio a me simpatico (intendo Vito Mancuso). “Adesso sono felice. Felice come un bambino”.

Published in: on 16 marzo 2013 at 08:59  Comments (2)  
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Se in Parlamento non ci sono cattolici organizzati

Bebbe Grillo con la maschera  fa footing in spiaggiaIn tempi di estremo rischio per lo stesso futuro della democrazia, abbiamo eletto un Parlamento nel quale è, in pratica, assente una presenza organizzata dei cattolici. Ciò accade dopo la stagione cosiddetta “di Todi” e in una fase nella quale il “nuovismo” assume forme davanti alle quali non mancano motivi non solo di speranza ma anche di preoccupazione: una fase nella quale i valori della dottrina sociale della Chiesa (valori dei quali si ha perfino timore a parlare in tante nostre parrocchie e in tanti nostri movimenti ecclesiali) potrebbero avere una importanza non secondaria nel libero confronto con altri valori e altre impostazioni.

Anche in previsione di ulteriori novità (nuove elezioni politiche nel giro di pochi mesi?) e in un contesto di fortissima volatilità di un voto ormai da tempo post-ideologico (quanto potranno durare gli scenari – grillismo compreso – emersi nelle ultime elezioni?), c’è forse da chiedersi se l’assenza di una presenza organizzata, sia pure minoritaria, di cattolici in Parlamento rappresenti un punto di forza per la nostra democrazia.

Oppure un punto di debolezza …

Published in: on 5 marzo 2013 at 09:01  Comments (3)  
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