Nel mare magnum del web c’è un sito (www.change.org) che ospita petizioni di natura varia, sottoscrivibili con un semplice clic da ciascuno di noi. E’ una piattaforma di campagne sociali, nata negli USA sei anni fa e da neppure un anno sbarcata in Italia.
Premesso che non sono un entusiasta per questo tipo di “partecipazione”, anche se non mi sfuggono certi aspetti intriganti, mi è quasi venuta voglia di sottoscriverne una (di queste petizioni) attorno a un profilo su cui milioni di italiani stanno correndo non pochi rischi: il gioco d’azzardo. La petizione chiede di cambiare il nome alla più nota fra le lotterie instantanee gestite (con non poche contraddizioni) dallo Stato: il cosiddetto “Gratta e Vinci”.
Poichè, in pratica, si “gratta” molto ma si “vince” decisamente poco (le probabilità scientifiche di vincere sono, in effetti, bassissime. Trattasi dunque, nella realtà, di una vera e propria tassa: una tassa sulla dabbenaggine di tanti sprovveduti), la pretizione suggerisce un nuovo e più appropriato nome per i cosiddetti grattini (“Gratta e gioca“).
“Provo un sentimento misto di rabbia e dispiacere – spiega l’ideatore della petizione – ogni volta che durante la paura pranzo, di lavoro o in altri momenti della giornata, mi capita di vedere peresone con più anni di me, con anni di lavoro e una professionalità invidiabile alle spalle, spendere cifre inaudite nella speranza di una vincita generosa e cospicua”. Come non dargli torto? Come far finta di non vedere cosa accade in una qualunque tabaccheria?
In realtà, come dimostrato dalle associazioni dei consumatori, il nome della lotteria (“Gratta e vinci“) è ingannevole e subdolo: per giocare con moderazione (preciso: nessun problema se uno vuole giocare. Pure a me piace il gioco. Il problema è, appunto, la moderazione; la consapevolezza che a vincere è praticamente sempre il … banco) non basta scriverlo piccolo-piccolo: forse sarebbe un maggiore deterrente, davvero, cambiare il nome ai grattini. “Gratta e gioca” non mi pare dunque male, anche per ricordarci come la nostra vita non può essere appesa a un pezzo di carta argentata che promette una “sistemazione” all’apparenza facile, ma in realtà illusoria.
Ho deciso: firmerò la petizione !