E’ molto antica, a Pistoia, la Chiesa della Santissima Annunziata: nelle forme attuali risale al Sei/Settecento, ma un edificio sacro (da sempre affidato ai Servi di Maria) in quello spazio c’è dalla fine del Dugento. Molto antica, la chiesa dedicata all’Annunziata, e con una storia affascinante.
Proprio questo pomeriggio di sabato santo, in una giornata decisamente invernale e di notevoli piogge, una parte del tetto del salone parrocchiale è crollata e anche la chiesa è stata chiusa, resa inagibile, per precauzione. Con il conseguente annullamento dei riti, incredibilmente belli, della Veglia.
La manutenzione, ordinaria e straordinaria, in edifici così antichi e densi di prestigio, non è fra le più semplici né fra le più affrontabili in termini di risorse economiche. Ce ne vorrebbero valanghe, di soldi, per curare al meglio, valorizzandoli, edifici dentro i quali sono transitati non solo secoli di fede ma anche di cultura e di sensibilità. Edifici che, va ricordato, potrebbero rappresentare una potente valvola anche per quanto concerne flussi di turismo culturale. Edifici che sono l’anima di una città e delle sue comunità. Edifici senza i quali, una città non sarebbe più tale.
Vale per Pistoia – città dalle incredibili bellezze culturali spesso nascoste – così come vale per l’intero Paese, specie in questi momenti di grande crisi; a valere è una domanda, piccola piccola: e se il rilancio dell’economia, invece di passare per le gigantesche opere pubbliche dentro le quali, oltretutto, troppo spesso di annidano germi di corruzione, cominciasse a passare per la manutenzione di opere piccole, ordinarie, semplici, a portata di mano e certo anche più controllabili?
C’è una lezione da trarre quando il tetto di un salone accanto a una chiesa vecchia quasi di 800 anni crolla nel pomeriggio di un sabato santo?