A proposito di papa Francesco

Udienza generale di Papa FrancescoEhi: ma come le sta dicendo grosse, e forti, papa Francesco …

Published in: on 25 Maggio 2013 at 20:32  Comments (1)  
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Pistoia-Firenze: tempi moderni in treno

CONFESSO

Confesso: avrei voluto scriverlo io,
un pezzo così bello, efficace, vero.
Grazie all’autore
(Mauro Banchini) 

 

‘TEMPI MODERNI’ E RAPPORTI UMANI
(CHE NON CI SONO PIÙ) *
                                                                                                                                                          di Luigi Scardigli
                                                                                                                           Una tragica passata in treno da Pistoia a Firenze –
                                                                                                                                   Non esistono più neppure gli studenti
                                                                                                                                        * dal blog “Quarrata News”

PISTOIA-FIRENZE – Stamattina ho preso il treno per andare a Firenze. No, non colgo nuovamente l’occasione per tediarvi ancora con gli orari e con una sporcizia che supera ormai ogni ragionevole indecenza. Mi preme che ogni normodotato che legge (questo) si faccia promotore di una campagna che a mio avviso ha dell’epocale. Nessuno parla più con nessuno, se non da solo. Non sto scherzando, è la drammatica e ahinoi, sintomatica, chiave di lettura di una follia degenerante che si sta impossessando di questa generazione, non a caso, anche per questo motivo, credo, allo sbando.

Sono stato cinquanta minuti in treno all’interno di uno scompartimento pieno in ogni ordine di posti; più di cinquanta persone. Ognuno di queste ha trascorso l’intera durata del tragitto a digitare non so cosa sul proprio telefonino o sfogliando uno di quei quaderni informatici. Tutti, ma proprio tutti, eh, non contenti del proprio preoccupante nichilismo, non ne ha nemmeno approfittato, in una bella giornata come oggi, per alzare la testa e, casomai, incrociare lo sguardo di una bella persona; erano tutti muniti di auricolari con i quali ascoltavano – credo – la musica.

E dire che di cose di cui parlare, in relazione agli accadimenti di ieri, ce n’erano eccome: il processo Berlusconi, per gli amanti del trash; i buuu negli stadi, per chi crede che il colore della pelle valga qualcosa; la follia devastante e omicida dell’extracomunitario a Milano e quella del geloso a Caserta; il nuovo Cd dei Pink Floyd nella raccolta di Repubblica; il Convento del nuovo governo; le mezze stagioni che non ci sono più, la sigaretta elettronica, lo scudetto della Juve, Valentino Rossi che non è più lo stesso, “menomale oggi c’è il sole ma da domani pioverà di nuovo”, “che c’andiamo a fare all’Università”, “lavoro non se ne trova” o che so?, scegliete voi, ma parliamone, per favore, di qualcosa parliamo, diamine!

E a te che te ne frega? Tutto. Sono stato un frequentatore assiduo, quotidiano, del treno che da Pistoia porta a Firenze: erano gli anni, bellissimi, dell’Università. Vero, i treni arrivavano in ritardo, come oggi, erano sporchi, come oggi, affollati, come oggi, ma con un’unica grande eccezione: si parlava, un sacco e anche contemporaneamente. Sui treni di noi studenti, con la pioggia o con il vento, con il freddo e con il caldo, si discuteva, si litigava, ci si dava appuntamenti, si interagiva, nel senso più nobile e caotico del termine.

Ho conosciuto, durante gli anni universitari, una miriade di persone con le quali ancora oggi, a distanza di oltre venti anni, scambio opinioni, pareri, cene, qualche volta anche un pizzico di intimità. Bellissimo!

Preso dall’indignazione e dalla rabbia, tra le stazioni di Prato Porta al Serraglio e Prato Centrale mi sono alzato e ho voluto vedere, da vicino, se le mie impressioni ortogonali ricevute dal mio punto di osservazione corrispondessero alla realtà: sì, tragicamente. Due ragazzi però, che sono quelli che ho immortalato con la fotografia (nemmeno il flash li ha distolti dalla loro rumorosissima solitudine), qualcosa hanno condiviso: con un unico auricolare (all’orecchio destro, uno, al sinistro l’altro) hanno potuto, senza scambiarsi una sillaba per tutto il tragitto, nemmeno sul sound della musica che stavano ascoltando, spartirsi le note, senza tradire la benché minima emozione.

Mentre scrivo mi accorgo, inesorabilmente, di invecchiare. Ma non tutto ciò che è passato è da cambiare, da buttare: qualcosa si può conservare, qualcosa si deve conservare: anzi, qualcosa occorre proteggere e solidificare. I rapporti umani, ad esempio. Ce n’è un gran bisogno, credetemi!

Published in: on 14 Maggio 2013 at 19:37  Comments (1)  
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Su Andreotti. E sull’impegno politico dei cattolici

466649_942754_SF99000000_15550684_mediumLa morte di Giulio Andreotti arriva, almeno per noi toscani, a poche ore dalla conclusione di una Settimana Sociale che, proprio a Pistoia, ha visto riuniti circa 400 delegati da tutte le diocesi di una regione che, come l’intero nostro Paese, ha un forte bisogno di speranza.

Nella ricchezza di commenti (spesso ingiusti o parziali) di queste ore attorno a un personaggio con cui gli storici avranno certo modo di confrontarsi a lungo (e di cui si potrà oggi dire tutto tranne negare la sua evidente grandezza), ma anche attorno a una esperienza storica (un partito “di” cattolici) oggi certo defunta, non sarebbe male – anche alla luce di quanto ci si è detti nella “cattedrale laica” di Pistoia, riprendere riflessioni e ipotizzare risposte sul piano operativo attorno alla ricchezza, e attualità, della nostra “dottrina sociale“.

La “Settimana” non ci consegna, per adesso, un documento finale articolato. Però ci lascia suggestioni e un consistente pacchetto di idee su cui i casi sono due: o stendere (magari per il timore di “prendere posizione”) il solito velo di silenzio in attesa che si trasformi in polvere e che arrivi l’ennesimo convegno, oppure trovare il coraggio per prendere qualche iniziativa che, appunto, vada oltre a una dimensione convegnistica (magari pure intrigante e bella) ma che lascia il tempo che trova.

Nel pre-politico (e,  in un oggi così confuso, forse anche nello stesso politico, partendo dai livelli locali e regionali) qualcosa di utile, forse, può essere tentato. O no?