“Morte non essere superba, anche se alcuni ti hanno chiamata possente e terribile, poichè tu non sei tale, poichè quelli che tu credi di vincere non muoiono, povera Morte, né tu puoi uccidermi. Tu sei schiava del Fato, del Caso, e succo di papaveri o sortilegi ci danno un sonno altrettanto profondo come il tuo. Perchè dunque ti gonfi d’orgoglio? Un breve sonno e noi ci destiamo eterni. E la Morte non esisterà più. Morte, tu morirai“. Devo all’ultimo numero de “La Civiltà Cattolica”, il primo diretto da padre Antonio Spadaro, la nota citazione dal poeta inglese (morto 380 anni fa) John Donne che conclude un bel saggio di padre Castelli dedicato alla “morte nella letteratura”.
E nei giorni in cui, volenti o nolenti, ci confrontiamo con crisantemi, cimiteri, tombe (e … ricordi) mi piace citare anche la citazione da un amico, il pistoiese Rodolfo Doni, morto poche settimane fa, che scrisse uno splendido testo (“Dialogo sull’aldilà con Lorenzo”) per ricordare il figlio morto giovanissimo (“Sei qui, sei qui … La presenza reale di tutti voi morti è qui; perchè il mondo è unico, e tutto vive in Lui“).
Fra un crisantemo e l’altro, come pensare – anche nel ricordo di Bertold Brecht e del suo tristissimo “morirete come tutte le bestie e non c’è niente, dopo“? – come pensare che la morte sia solo un … viaggio verso il nulla?