Il pane – e la Madonna – di don Lorenzo

Sto leggendo “Non so se don Lorenzo“, di Adele Corradi.

E’ l’insegnante che frequentò la scuola di Barbiana e che adesso ha pubblicato questi suoi ricordi sul suo complesso rapporto con don Lorenzo Milani e la straordinaria esperienza didattica conclusa con “Lettera a una professoressa“.

Racconta, Adele, di aver sentito poche volte accennare don Milani alla Madonna. Una di queste  fu quando raccontò un episodio accadutogli negli anni della guerra: una donna, affacciandosi alla finestra, lo aveva rimproverato perchè stava sbocconcellando un pezzo di pane bianco e lo faceva in un quartiere povero dove, al massimo e quando c’era, il pane era nero.

Quella donna – diceva don Lorenzo – era “la Madonna“.

Mi è parso significativo, l’episodio, su quella sorta di “riscatto” dalla iniziale condizione borghese che, mi sa, è una delle molle per spiegare l’amore nutrito da don Lorenzo per i suoi “ragazzi”, certo non borghesi. E mi è sembrato bello il richiamo – quel richiamo – alla mamma di Gesù.

Published in: on 30 aprile 2012 at 15:30  Lascia un commento  
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E se qualche ragazzo cattolico 2012 si iscrivesse all’associazione partigiani cristiani?

Sono anni che, nei diversi spostamenti di lavoro, mi porto dietro due icone da attaccare sui muri delle stanze dove mi è capitato di lavorare: un ritratto di Giorgio La Pira (cui in uno dei primi spostamenti si spezzò il vetro e io continuo a tenerlo così, con il vetro spezzato. Mi sembra un simbolo … accresciuto). Ma porto anche un rettangolo in bronzo con incisa la “Preghiera del ribelle” scritta da Telesio Olivelli, militare italiano ucciso in un campo di lavoro tedesco, il 17 gennaio 1945, per aver voluto difendere un compagno pestato da un aguzzino nazista (“Signore che porti la spada e la gioia, ascolta la preghiera di noi, ribelli per amore“).

Due piccoli simboli, ma io ci tengo. Soprattutto oggi, quando sarebbe fondamentale riflettere insieme sul significato di una democrazia – e di una Costituzione – che ci sta scappando di mano (pochi giorni fa la nostra Carta Costituzionale è stata modificata, nel silenzio generale e con un voto quasi plebiscitario, per introdurre il cosiddetto “pareggio di bilancio“: ma abbiamo chiaro cosa questo, in prospettiva, possa significare, ad esempio, per i servizi sociali e per i soggetti più deboli? Altro esempio: siamo proprio sicuri che sia normale, e democratico, prendere atto senza protestare che “i mercati” giudicano in modo negativo la vittoria elettorale, cioè affidata al libero voto dei cittadini, di questo o di quel candidato in questo o quel Paese democratico? Ma chi li ha eletti i signori dei “mercati”, i padroni dello “spread”, i dominatori di “Borse & Affari”?).

In questa mattina di un altro 25 aprile, mentre ci si avvia al 70° della Liberazione e inevitabilmente alla scomparsa fisica di tutti i protagonisti di quegli anni così complessi, mi veniva in mente che sarebbe utile se in una diocesi (ad esempio Pistoia) non mancassero giovani con la voglia di tenere viva un gruppo (altrimenti destinato a morire) come l’Associazione Nazionale Partigiani Cristiani. La fondò, nel marzo 1947, Enrico Mattei e fra i suoi scopi anche quello di “valorizzare la memoria storica della Resistenza, quella cristiana in particolare” nonchè “promuovere iniziative dirette alla difesa della Costituzione Repubblicana nata dalla Resistenza”.

All’ANPC possono iscriversi “tutti coloro che condividono gli ideali della Resistenza” e, dunque, lo Statuto – di un’associazione ecclesiale – lo consente. ACLI e ANPC, in questo 25 aprile 2012, hanno dato vita in ambito nazionale a un collegamento per formare, nel nome di una Resistenza letta senza retorica, i giovani di oggi contro le tendenze dell’antipolitica e per farlo nel ricordo di altri giovani che, pure loro, scelsero un impegno contro l’antipolitica. In favore della Politica.

 

Published in: on 25 aprile 2012 at 09:19  Lascia un commento  
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Quei 500 euro rubati all’Inps

Leggo, nelle cronache locali pratesi, un fatto accaduto in quel di Poggio a Caiano (territorio ecclesialmente pistoiese).

Una signora di 54 anni – di cui non viene fatto il nome – è stata denunciata dalla Guardia di Finanza per truffa allo Stato: per tre anni, nonostante che la mamma pensionata fosse morta, ha continuato a riscuotere quella pensione. Adesso dovrà restituire 21 mila euro essendo attorno ai 500 euro l’importo mensile netto della pensione illegittimamente riscossa.

La donna ha subito ammesso la sua colpa, dettata – riportano le cronache su preciso input della GdF – “da condizioni economiche difficili sebbene la donna non sia disoccupata”. Una “storia triste di miseria – commenta una giornalista – e di una donna, forse lasciata sola da tutti, che di fronte al portafoglio e al frigo vuoto ha ceduto alla tentazione di non comunicare all’Inps la morte di sua madre e di continuare a riscuotere quelle 500 euro mensili”.

Nessun sociologismo da strapazzo, per carità. La donna ha sbagliato ed è giusto che paghi. Ma, chissà perchè, mi viene forte il sospetto che lei (certo impossibilitata a pagarsi un buon avvocato) restituirà tutto il maltolto fino all’ultimo centesimo mentre altri “maltolti”, certo più pesanti e consistenti, saranno magari derubricati da una giustizia che, come sappiamo, è assolutamente uguale per tutti.

Published in: on 24 aprile 2012 at 16:46  Comments (2)  
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Prima comunione: ma quanto mi costi?

Fervore e sobrietà“. Due parole, decisamente antiche e per qualche aspetto pure antiquate, che papa Benedetto non ha avuto timore di usare – ieri – riferendosi a parroci, genitori e catechisti impegnati nella preparazione dei bambini al grande mistero della Comunione.

Si riferiva, Ratzinger, allo spreco che spesso caratterizza questo periodo nel rapporto di una persona con l’Alto. Assai concreto il rischio che l’Eucarestia passi in secondo o in terzo – o in quarto – piano rispetto a componenti più effimere: i regali, i pranzi, i locali, gli animatori, le ipocrisie e qualche volta perfino i vestiti. Il Vangelo di questo lunedì 23 aprile, rimandandoci alla parola di Cristo sul “cibo che non dura” raffrontato al “cibo che dura per la vita eterna“, è un doveroso richiamo educativo per tutti.

Molto, in realtà, si sta facendo – almeno in certe diocesi, Pistoia fra queste – per quanto concerne una preparazione sobria all’interno della celebrazione. Ma l’impressione è che, usciti di chiesa, siano ancora minoranza le famiglie capaci di dare segnali autentici, non contraddittori,  ai bambini sul senso vero di ciò che è appena avvenuto. E nonostante la crisi che morde ecco i regali inutili (compresi i telefonini cellulari: quelli che ai più piccoli fanno perfino male alla salute), la pacchianeria di certi pranzi, l’eleganza forzata di certi vestiti.

Fervore e sobrietà: parole sante ma, anche, parole sagge.

Published in: on 23 aprile 2012 at 07:25  Lascia un commento  
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Un disgusto assai poco “burlesco”

Nel difficile tentativo di giustificare quelle famose “cene eleganti”, e durante un processo nei pressi del quale lui paga migliaia di euro al mese (ma si era mai visto?) per giovani donne che potrebbero portare testimonianze anche scomode e che dunque con il potere dei soldi è bene tenere schiave, l’ex presidente del Consiglio (già auto-proclamatosi erede di Alcide De Gasperi) ha adesso inventato la storia del “burlesque“: non si sarebbe cioè trattato di sfruttamento della prostituzione ma di innocenti spettacolini per innocenti divertimenti.

Burlesque anche la bella – e decisamente disinibita – consigliera regionale travestita nientemeno che da suora per i gusti, evidentemente perversi, del grande capo?

Per il profondo rispetto dovuto alle donne e, in modo specifico, a quelle che hanno scelto la professione religiosa servendo la comunità con preghiera e azioni, impossibile non provare disgusto. Un disgusto assai poco burlesco.

Published in: on 21 aprile 2012 at 06:55  Lascia un commento  
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Le vacanze del Roberto

In effetti, quando ieri ho letto, sono sobbalzato.

Così come sono sobbalzato quando, stamani, ho appreso che il presidente Roberto Formigoni – il cattolicissimo presidente di Regione Lombardia – ha preteso di tacitare un giornalista che, nell’esercizio libero del suo lavoro, gli chiedeva alcune cose sulle famose vacanze pagate da faccendieri e simili. “Lei – ha replicato il ciellino DOC – non ha alcun incarico  istituzionale. Io si. Dunque vale la parola mia”.

Ieri, sempre di Formigoni, avevo letto la brutta – al limite del blasfemo – reazione (“Anche Gesù ha sbagliato a scegliersi uno dei collaboratori”) cui stamani, per fortuna, replica un duro commento di “Avvenire”.

Premettendo, per onestà, che il presidente di Regione Lombardia (una Regione letteralmente falcidiata da dimissioni e inchieste di varie natura) non risulta indagato di alcunchè, il quotidiano cattolico commenta con parole lapidarie. “Poteva e doveva farne a meno, il presidente Formigoni. Di assessori così, di vacanze cosà e di tirare in ballo a sproposito Nostro Signore“.

Che il potere, spesso esercitato in modo cinico, dia davvero alla testa?

Published in: on 18 aprile 2012 at 09:15  Comments (2)  

Quel rapinatore vagamente tonto

Chi fa il mio lavoro ha facili, quotidiane, frenetiche, compulsive frequentazioni con le agenzie.  Battono incessantemente notizie di ogni tipo. Dalle fondamentali alle inutili. Dalle tragiche alle allegre.

Ne leggo una (“Rapinatore sbatte contro la porta a vetri e scappa per la vergogna”) su una vicenda accaduta a Milano in una farmacia a sud della città. Un bischero di “bandito”, coperto da passamontagna e cappellino (immaginate la scena …) tenta di rapinare una farmacia. “Prende la rincorsa – scrive imperturbabile l’Ansa – ma sbatte contro la porta automatica trasparente che non si è aperta. A quel punto, vista la vergogna, scappa. Non sapeva che per entrare era necessario citofonare”.

Troppo divertente. Ho deciso: da oggi colleziono questo tipo di “lanci”.

Published in: on 15 aprile 2012 at 17:16  Comments (1)  
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Pensando a una “trafitta” ordinaria in un venerdì santo del terzo millennio

Esco dalla liturgia, in parrocchia, del Venerdì Santo. Molti fedeli, clima composto, partecipazione sentita al grande evento della Passione  di Gesù. Nella omelia il parroco ci parla del Trafitto, di tutti i trafitti, dell’importanza di guardare a questa particolare dimensione di sofferenza.

E non posso fare a meno di pensare a una persona. La conosco appena. E’ un moderno esempio di sostanziale ingiustizia. Una delle tante ingiustizie con cui, anche qui, tutti conviviasmo in incivile rassegnazione.

Vive qui vicino a dove abito. Ha bisogno di lavorare. Non trova lavoro se non qualcosa a domicilio. E’ ormai vecchia, ma è ancora abile in quelli che, un tempo lontano, si chiamavano “lavori femminili”. Lavora la rafia, quella particolare fibra che serve per fare borse, cappelli, tappeti, tovagliette, corde, cesti. Lei “fa” uno dei prodotti sopra citati. Lavora, a casa, per un grande marchio – italianissimo, fiorentinissimo – della moda. Un marchio conosciuto nel mondo, un logo, una griffe di grande prestigio.

Si sbatte, letteralmente, su quel prodotto. Ci ha quasi rimesso gli occhi. Per farne un esemplare – di quel prodotto –  lavora, con l’antica arte dell’intreccio, fino a 12/13 ore. Lavoro a domicilio. E’ una delle tante. Viene pagata, da un intermediario, qualcosa come 9 euro (presumo al nero. Non ho mai indagato bene questo aspetto). All’incirca 0,70 centesimi l’ora. Dicesse di no, l’intermediario – di donne come lei – ne troverebbe a decine. E di quei piccoli soldi, lei oltretutto restata vedova, ne ha dignitoso bisogno.

L’oggetto che la vecchia produce, qui vicino a dove io abito nella civilissima area metropolitana che unisce Firenze con Pistoia attraverso Prato, lo si può trovare in vendita – sul sito web del famosissimo marchio – a quasi 1.800 euro. Non oso pensare quanto possa costare nei negozi di lusso, sulle grandi vie del cosiddetto shopping, con ricevuta fiscale o meno.

Per la precisione, il prodotto è completato da tre o quattro borchie in metallo, da qualche rinforzo in pelle e soprattutto dal marchio: per inserire queste “migliorie” (marchio compreso) presumo occorrano qualche decina di minuti di lavoro e, non sono esperto in queste cose, un centinaio di euro di costo/prodotto. Ma fossero anche duecento, fossero anche trecento … per arrivare a quasi 1.800 ce ne vuole. Soprattutto perchè il lavoro vero lo ha “fatto”, a casa sua e per uno schiaffo di miseria, proprio lei che, per quella fatica, riceverà ben 9 euro !

Ascolto il mio parroco dopo aver ascoltato la lettura della Passione, mi alzo per l’adorazione della croce, osservo il Trafitto, torno al mio banco, canto anch’io le lamentazioni del Signore con la domanda – terribile e sempre attuale – “popolo mio che male ti ho fatto?  In che ti ho provocato? Dammi risposta“.

Ma finisco per confondere quel Trafitto con un’altra trafitta. Si chiama come la vecchia signora maestra nell’arte della rafia. E si chiama anche in un altro modo. A occhio e croce direi che si chiama “giustizia”.

Published in: on 6 aprile 2012 at 21:50  Comments (1)  
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Persona

Dopo 14 giorni c’è un altro stadio fondamentale, la comparsa del sistema nervoso. Solo allora un “essere umano” diventa una “persona“.

Lo scrive – da posizioni superlaiche – un lettore dell’iperlaico Corrado Augias, titolare della (seguitissima) rubrica di lettere sul quotidiano “La Repubblica”. Il lettore scrive in coda alla recente vicenda degli embrioni distrutti.

E proprio da questo spazio giornalistico sempre molto sicuro e netto su posizioni di un certo tipo, ecco una sottolineatura (per molti di noi certo non una novità) che, nei giorni dedicati al rapporto sofferenza/morte/vita, può far riflettere tutti, comunque la si pensi: dopo 14 giorni dal concepimento, “quella” non è più “una cosa”. E’ diventata “una persona”.

Published in: on 6 aprile 2012 at 08:27  Comments (5)  
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Se i “ricchi” guadagnano molto meno dei “poveri”

Lavoratori, non merci“, aveva detto con apprezzabile chiarezza il vescovo Bregantini riferendosi alle polemiche di questi giorni sull’articolo 18. “Non bisogna esasperare le tensioni fra questi due termini (equità e rigore, ndr) ma tenerli insieme in maniera compatibile perchè il Paese va salvaguardato nella sua tenuta“, ha spiegato il vescvovo Crociata nella conferenza stampa che ha chiuso il Consiglio Episcopale permanente.

La Chiesa, giustamente, continua a occuparsi di vicenda di questo mondo.

E’ giusto se ne occupino le gerarchie per quanto concerne i grandi valori, così come è giusto, nel rispetto di sfere decisamente diverse, se ne occupino – attraverso la pre politica, ma anche con la politica – i credenti laici. Come? Con quali strumenti? Ecco un confronto di enorme interesse …

Proprio ieri i giornali riportavano i dati del Dipartimento Finanze di Ministero Economia con le dichiarazioni dei redditi 2011 sulle entrate 2010.  Dati, evidentemente, scandalosi.

L’italiano medio vive con 19.250 l’anno ma un reddito su tre è inferiore ai 10 mila e quasi il 50 per cento dei contribuenti non supera i 15 mila euro. I datori di lavori dichiarano 18.170 euro l’anno: meno dei loro dipendenti (19.810). Pochissimi i contribuenti che si possono considerare ricchi: solo l’1% degli italiani che paga le tasse ammette di percepire entrate superiori ai 100 mila euro e solo lo 0,07 ammette redditi dai 300 mila euro in su. Oltre 10 milioni di italiani non versano neppure un euro perchè il loro reddito risulta sotto la soglia esente.

A dichiarare redditi sopra i 300 mila euro sono soltanto 30 mila contribuenti, ma le cifre ufficiali ci dicono che ad essere ultraricchi (sopra i 500 mila euro e con tenori di vita elevatissimi) sono venti volte più: 600 mila.

I conti, evidentemente non tornano. L’evasione fiscale è il vero nodo dell’economia italiana: punisce gli onesti e frena la crescita.

E davanti a cifre come queste – in presenza di un governo “tecnico” che il presidente Napolitano è stato costretto a chiamare perchè i politici di oggi sono inadatti ad affrontare la crisi e che sta dando l’impressione di rifarsela soprattutto con i più deboli perchè son quelli da cui è più facile tirar fuori sacrifici- non ci sarebbe da auspicare il ritorno, alla grande, della Politica? Dove sono i politici di domani?

 

Published in: on 1 aprile 2012 at 08:39  Lascia un commento  
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